Baricitinib per la cura della calvizie

da | 22 Giu 2022 | Blog

Nei giorni scorsi è stata pubblicata su Repubblica, e probabilmente anche su altre testate, una notizia sul farmaco Baricitinib il cui titolo potrebbe aver illuso molte persone: “Alopecia, via libera della Fda al farmaco che fa ricrescere i capelli”. Facciamo un po’ di chiarezza, perché ormai da medico posso dire che chi soffre di calvizie si trova spesso ad affrontare due problemi: la caduta dei capelli e le notizie fuorvianti.

Dopo alcune righe in cui si legge che «nel giro di pochi anni si passa dall’essere completamente calvi all’avere una chioma folta», si menziona finalmente la patologia per cui questo farmaco, il Baricitinib, è stato pensato: l’alopecia areata.

L’alopecia areata è però cosa ben diversa dalla più comune calvizie androgenetica. La prima infatti è una vera e propria malattia, che si manifesta con una caduta improvvisa dei capelli in una o più zone del capo, producendo chiazze calve molto ben definite. L’incidenza dell’alopecia areata è distribuita egualmente tra uomini e donne e colpisce prevalentemente i giovanissimi e gli adulti tra i 20 e i 40 anni. La calvizie androgenetica, o calvizie comune maschile, è molto più frequente e si sviluppa invece prevalentemente negli uomini, colpendo in modo diffuso il cuoio capelluto delle zone frontali e superiori del capo, non a chiazze ed in modo prevedibile, a partire dai 18 anni in alcuni soggetti e in età più avanzate in altri, con una progressione diversa caso per caso.

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Le due forme di alopecia sono quindi due patologie diverse, anche da un punto di vista dell’esito: l’alopecia areata non è determinata dall’irreversibile atrofizzazione dei follicoli piliferi, e infatti  si osserva che in certi casi i capelli tornano a ricrescere spontaneamente, anche senza Baricitinib, nell’arco di 12-18 mesi.

Può quindi il Baricitinib avere un’applicazione anche per la calvizie androgenetica? No, perché le cause delle due patologie, come è scritto anche nell’articolo di Repubblica, sono di natura diversissima.

Laddove è possibile, dunque, l’autotrapianto di capelli resta ancora la via preferenziale per risolvere il problema della calvizie androgenetica, per la quale l’approccio farmacologico è nei fatti ancora ben lontano dal mostrare un’efficacia paragonabile.

L'Autore

Prof. Piero Rosati - Chirurgo plastico ed estetico

Prof. Piero Rosati

Chirurgo plastico ed estetico - Professore a contratto

Il prof. Piero Rosati si interessa da più di 35 anni di chirurgia del cuoio capelluto per la correzione chirurgica della calvizie androgenetica, per la ricostruzione del cuoio capelluto dopo incidenti, traumi, ustioni, importanti interventi neurochirurgici e tumori. Ha all’attivo oltre 190 relazioni, comunicazioni e lavori scientifici pubblicati su riviste internazionali e presentati a congressi nazionali, internazionali e mondiali oltre ad essere stato docente a numerosi corsi teorico-pratici con dimostrazioni chirurgiche dal vivo in Europa, Stati Uniti e Sud America.

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