Calvizie: curarla col tuorlo d’uovo. Verità e leggende

Nelle scorse settimane ha fatto parlare di sé una recente pubblicazione sul Journal of Medical Food, ripresa anche dai media italiani, che è stata riportata come la scoperta del “nuovo antidoto alla calvizie”. Di che cosa si tratta? Uovo sui capelli contro la calvizie? Quasi a voler dare ragione alle nostre nonne e al loro shampoo allo zabaione, altro non è che il tuorlo d’uovo.
In realtà la questione posta in questi termini è semplicistica, perché quello che si è osservato è un fenomeno un po’ più complesso. Il tutto parte dall’aver osservato che l’embrione che si sviluppa nell’uovo – cioè il futuro pulcino – pare acquisisca la sua peluria in sole 24 ore, in corrispondenza di un grande assorbimento di proteine presenti nel tuorlo dell’uovo stesso. Questo ha fatto riflettere gli scienziati, che hanno ipotizzato una correlazione tra l’assorbimento di questa proteina e l’attività di produzione della peluria. Da qui al far partire la ricerca per un’applicazione farmacologica – molto redditizia – per tutti coloro che soffrono di calvizie il passo è breve.
Il meccanismo dei peptidi anti-calvizie
Queste proteine, che in realtà sarebbe più corretto definire peptidi, contenute nel tuorlo stimolano la produzione di un fattore di crescita chiamato VEGF (Vascular Endothelial Growth Factor) che a sua volta induce la proliferazione delle cellule endoteliali, quelle che ricoprono la superficie interna dei vasi sanguigni, linfatici e l’endocardio. Il risultato è che anche nell’essere umano stimolano la formazione di nuovi vasi sanguigni a partire da quelli esistenti, processo chiamato angiogenesi.
In parole semplici: moltiplicando i vasi che arrivano alla papilla dermica, questa è capace a sua volta di trasferire più ossigeno e nutrienti al suo follicolo pilifero. Questo porterebbe ad un rinvigorimento della capigliatura che tornerebbe ad essere “nutrita” da un maggior flusso sanguigno.
La sperimentazione, la calvizie femminile
L’uso di questi peptidi (battezzati HGP, Hair Growth Peptides) è stato sperimentato in vitro e sui topi, in particolare sulle cellule della papilla dermica del follicolo pilifero. Quello che si è osservato nei test è che l’HGP effettivamente determina l’aumento della proliferazione delle cellule della papilla dermica, ma per quanto riguarda l’essere umano, l’unica efficacia pare sia nei casi di calvizie femminile.
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I risultati fin qui ottenuti
Premesso che la ricerca deve ancora compiere passi in avanti, i risultati fin qui ottenuti ci consentono di trarre già alcune conclusioni valide.
Infatti, come avviene sempre nella ricerca e nella sperimentazione farmacologica, oltre a verificare gli effetti del farmaco su una serie di soggetti, si affiancano a questi altri gruppi definiti “di controllo” a cui viene somministrato un placebo e/o altri farmaci già presenti in commercio. Questo si fa per vedere se il farmaco effettivamente abbia una certa efficacia e, come è avvenuto in questo caso, se è più o meno efficace di un altro farmaco già sperimentato da molte persone che soffrono di calvizie, maschile e femminile: il Minoxidil.
Da qui emerge un aspetto interessante: i risultati, infatti, sono stati che sia sul topo che sulla donna l’efficacia di questo HGP si è dimostrata del tutto paragonabile a quella del Minoxidil, un vasodilatatore che si applica direttamente sulla zona interessata.
Si è trovata dunque una valida cura anti-calvizie?
Purtroppo no, perché restando nell’ambito farmacologico, il Minoxidil appare assai meno rischioso per il paziente e ha pari risultati. Il Minoxidil, essendo per uso topico, non richiede l’assunzione per via orale di principi attivi, mentre invece per le proteine del tuorlo questo è inevitabile. Nel caso dell’HGP, cioè di questi peptidi presenti nell’uovo, da un lato si ha che l’assunzione del farmaco coinvolge tutto l’apparato digerente e ancora non c’è stata una sufficiente sperimentazione che ci informi sui particolari effetti collaterali a lungo termine; quello che però già si sa è che l’assunzione di alte dosi di proteine causa problemi a reni e fegato e dunque, in assenza di migliori performance, per ora è molto più prudente consigliare il Minoxdil.
Una domanda sul metodo
L’ultimo aspetto che ci ha fatto riflettere è che la sperimentazione abbia coinvolto le donne e non gli uomini; è infatti risaputo che la calvizie maschile rappresenti un campo di applicazione più vasto e conveniente per le case farmaceutiche e che dunque da lì si ci si aspetterebbe che partisse la ricerca. Verrebbe da pensare, forse con un pizzico di malizia, che qualche test sia stato fatto, ma senza che siano emerse indicazioni di efficacia per la calvizie maschile tali da diffondere la notizia.