Rooney: i capelli che cadono dopo il trapianto

Anche chi non è un vero appassionato di calcio probabilmente ha sentito almeno nominare il giocatore Wayne Rooney, classe 1985, veterano della nazionale inglese e attualmente giocatore del D.C. United, da tempo entrato a far parte della schiera di quei VIP del calcio che hanno deciso di affrontare la calvizie con l’unico metodo certo: l’autotrapianto di capelli. Rooney infatti è sempre stato vistosamente affetto dal problema della calvizie.
Se però il trapianto di capelli è la soluzione preferibile, quando possibile, al problema della calvizie androgenetica, perché i capelli di Rooney sono tornati a cadere? La risposta, come spesso capita, si nasconde nei dettagli.
Perché il trapianto di capelli di Rooney deve preoccupare
Wayne Rooney, che ha affrontato il primo trapianto di capelli nel 2011 all’età di 25 anni, ha optato per il metodo FUE. Questo, sappiamo, è esattamente il tipo di trapianto che migliaia di persone in Europa si sentono reclamizzare da tanti mezzi di informazione. I pubblicitari conoscono il potere di convincimento che gli sportivi hanno nei confronti dei giovani e non è un caso che tanti di questi, dopo il caso Rooney, abbiano fatto ricorso al trapianto di capelli con modalità analoghe. La tecnica FUE, che non può ambire ad offrire gli stessi risultati della FUT, è infatti oggetto delle recenti campagne pubblicitarie create dalle varie catene cliniche, spesso operanti fuori dalla UE, che in questo modo hanno trovato uno strumento efficace per arrivare al grande pubblico.
Il fatto che uno sportivo opti per una tecnica di qualità inferiore rientra sicuramente nelle facoltà di scelta, ma il risultato è stato doppiamente disastroso. Innanzitutto il risultato lo ha sperimentato lo stesso Rooney, che è tornato a perdere i capelli. Secondariamente, sdoganando questo tipo di tecnica così facilmente alla portata di chirurghi improvvisati, si è creato un esercito di giovani che ora si ritrovano col problema della calvizie aggravato e tanti soldi in meno in tasca.
Il problema di tanti giovani, che probabilmente non hanno le stesse capacità economiche di Rooney e di altri giocatori di calcio per loro così importanti, è che sono i soggetti più deboli di fronte a quelle pratiche commerciali che sfruttano i chirurghi meno preparati e il personale meno qualificato nei paesi orientali per abbattere i costi. Questo deve far preoccupare perché con la salute non si dovrebbe mai scherzare.
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Il metodo FUE è un metodo nuovo?
Come abbiamo avuto modo di dire già più volte su questo sito e nei video su YouTube, il metodo FUE è reclamizzato spesso assieme all’aggettivo “nuovo”, causando tanta, troppa confusione nella testa dei pazienti. Il metodo FUE, e questo vale anche per le sue varianti commerciali così tanto pubblicizzate, è in realtà un metodo vecchio, ideato agli albori di questa branca della medicina. Proprio per via dei suoi risultati mediocri e spesso controproducenti, fu il suo stesso ideatore, il Dott. Manfred Lucas, ad abbandonarla.
Il problema della FUE di Rooney e non solo
Il problema della FUE è che la modalità di prelievo dei capelli tende a produrre una enorme percentuale di innesti danneggiati; in certi casi viene danneggiato lo strato di grasso che protegge la radice del capello mentre in altri casi viene danneggiato il capello stesso. Questo è il primo problema, che fa sì che molti dei capelli innestati poi non ricrescano. Il secondo problema, di cui probabilmente Rooney è affetto e che sta causando il suo ri-avanzare della calvizie, è che la FUE causa migliaia di piccole cicatrici laddove viene fatto il prelievo. A loro volta, queste microcicatrici causano la comparsa di tessuto cicatriziale e fibrosi.
Chiunque abbia una cicatrice sulla propria pelle lo sa benissimo: la pelle della cicatrice è diversa da quella normale: è meno elastica, ha un colore leggermente diverso ed è più rigida e soprattutto meno vascolarizzata.. Allo stesso modo, tutte quelle cicatrici sul cuoio capelluto provocano un’alterazione della capacità dell’organismo di far affluire il sangue, con i suoi nutrienti, di cui il capello ha bisogno; questo altro non è che il risultato della ridotta vascolarizzazione che si crea con le cicatrici. Questa ridotta vascolarizzazione non solo danneggia i capelli trapiantati, ma anche quelli preesistenti, facendoli cadere.
Il capello trapianto dunque tende ad indebolirsi e, spesso, a cadere, con tempi del tutto paragonabili al caso di Rooney (circa 2-3 anni o poco più).
Questo invece non avviene con la tecnica STRIP/FUT, dove si esegue una sola sottile cicatrice, per di più riutilizzabile in successivi interventi e dunque senza creare il problema della fibrosi e dove la estrazione dei capelli, sotto diretto controllo visivo e con l’ausilio di microscopi, limita quasi a zero la possibilità di danneggiare i capelli da trapiantare che vengono minuziosamente preparati e non strappati come nella FUE.