Trapianto di capelli in Turchia: è allarme sicurezza

da | 31 Mag 2018

E’ dai lavori del novantatreesimo congresso della Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse (SIDeMaST) che giunge l’allarme sui pericoli cui vanno incontro le migliaia di “turisti del ritocco”. Si tratta di persone che dal nostro Paese partono per giungere in Turchia e in altre località extra-UE con l’obiettivo di trascorrere qualche giorno di relax e approfittare dei trattamenti sanitari a basso prezzo. Il problema è che, come spesso accade, dietro all’apparente convenienza si nascondono risparmi che vanno a discapito della sicurezza e della salute del paziente.

Giampiero Girolomoni, Ordinario di Dermatologia e venereologia all’Università di Verona, sforna numeri allarmanti: nel 2017 alcune migliaia di italiani si sono recati all’estero per effettuare un trapianto di capelli e di questi una considerevole parte si sono affidati a strutture non specializzate e a personale senza i requisiti professionali idonei. Il risultato? Queste persone, dopo un po’ di tempo, tornano dai professionisti italiani lamentando “molte complicanze come infezioni da curare per lungo tempo o cicatrici diffuse contro cui poco si può fare”.

La meta più gettonata per chi soffre di calvizie è la capitale turca Istanbul, che con le sue circa 300 cliniche guida la classifica seguita da Grecia ed Albania. Il “motore” di questo successo sono i prezzi bassi (anche 3.000€ per un trapianto, che è circa la metà di quanto si paga in Italia) spinti da una macchina pubblicitaria ben collaudata che racconta solo metà della storia.

Come prendere appuntamento con il Prof. Rosati

Infatti, alla voce di Girolomoni si aggiunge quella del Prof. Piero Rosati dell’Università di Ferrara, chirurgo estetico che si occupa di trapianto di capelli da oltre 30 anni, che spiega qual è la tecnica usata in questi centri del trapianto low-cost: molti medici non qualificati hanno ripescato una vecchia tecnica abbandonata e le hanno dato un nuovo nome (FUE). Peccato che con tale tecnica i capelli da trapiantare vengano di fatto strappati, e quindi spesso danneggiati, causando fibrosi del cuoio capelluto ed un minor attecchimento dei capelli stessi, poiché privati, ad esempio, del tessuto adiposo che consente loro di sopravvivere meglio all’innesto. Non c’è però da meravigliarsi, perché spesso non sono medici, e neanche infermieri, ad effettuare gli interventi in queste “cliniche”, bensì persone comuni, senza nessuna preparazione sanitaria. Il risultato è che la tecnica FUE, di fatto obsoleta ma più semplice da praticare per l’operatore rispetto ad esempio alla FUT, manifesta diversi problemi, non ultimo la ricaduta dei capelli trapiantati in molti pazienti anche a soli uno-due anni dal trapianto, oltre a causare un’importante diradamento dell’area donatrice a cui spesso è difficile porre rimedio.

Trapianto capelli Turchia Infezione

Possibili rischi dovuti ad un trapianto a basso costo (fonte ISHRS)

Non solo il risparmio ottenuto sarebbe dunque vanificato dalla necessità di re-intervenire, ma il rischio di complicazioni e il paradosso di peggiorare la calvizie dovrebbero essere motivi sufficienti per far capire che a certe pubblicità scintillanti sul web e sulla carta è meglio anteporre l’intelligenza o, se non altro, l’istinto di sopravvivenza.

L'Autore

Prof. Piero Rosati - Chirurgo plastico ed estetico

Prof. Piero Rosati

Chirurgo plastico ed estetico - Professore a contratto

Il prof. Piero Rosati si interessa da 40 anni di chirurgia del cuoio capelluto per la correzione chirurgica della calvizie androgenetica, per la ricostruzione del cuoio capelluto dopo incidenti, traumi, ustioni, importanti interventi neurochirurgici e tumori. Ha all’attivo oltre 190 relazioni, comunicazioni e lavori scientifici pubblicati su riviste internazionali e presentati a congressi nazionali, internazionali e mondiali oltre ad essere stato docente a numerosi corsi teorico-pratici con dimostrazioni chirurgiche dal vivo in Europa, Stati Uniti e Sud America.

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