Come nuovi con un ritocco

Pubblicato il 1 Maggio 2008 su Class

di Daniele Razzoli

Una volta il «ritocchino» faceva pensare ad attrici sul viale del tramonto. Oggi schiere di manager professionisti si rivolgono al chirurgo estetico per togliere i segni del tempo. «Negli ultimi 15 anni il numero di pazienti di sesso maschile è più che raddoppiato: un aspetto giovanile è un’arma in più, sul lavoro come nella seduzione», spiega il professor Piero Rosati, chirurgo plastico-estetico di Ferrara che vanta tra i suoi pazienti il Gotha dell’imprenditoria e delle professioni. Una clientela esigente e con il tempo contato che richiede interventi leggeri e degenze brevi. Il dottor Rosati ci ha spiegato i segreti delle tecniche più avanzate.

Viso: togliere i segni degli anni con i filler

Per quanto tempo non farsi vedere: 24 ore.
A quale età: dopo i 50.

Filler vuol dire riempitivi: sostanze che, iniettate sotto la pelle, ridanno turgore. Sollevano le rughe e rendono il profilo più morbido. «Nell’ultimo non c’è l’esigenza di sollevare le rughette sottili e rendere il viso liscio: ma occorre solo riempire le zone scavate, perché è l’aspetto ossuto che invecchia il volto. La ruga d’espressione non guasta», dice Rosati. «Per cui si usano sostanze dette sculptor, solitamente acido polilattico, che danno corpo alle guance, agli zigomi, al solco tra naso e bocca».
Il filler viene iniettato sottocute mediante una siringa. Nelle ore successive c’è un pò di gonfiore, rossore ma non dolore; passata questa fase, si ritorna quasi all’aspetto precedente, ma nei 30-40 giorni successivi si sviluppa progressivamente un arrotondamento del profilo. L’acido polilattico viene riassorbito dopo 18-24 mesi, durante i quali ha l’effetto di stimolare la formazione di collagene naturale per riempire i solchi e gli incavi del viso.

Capelli: autotrapianto

Per quanto tempo non farsi vedere: 10-15 giorni. Ma con un cappello anche il giorno dopo.
A quale età: anche prima dei 30 anni.

Nella maggior parte dei casi dopo i 40. La tecnica usata da Rosati ormai è matura: in anestesia locale associata a sedazione viene prelevata dalla parte posteriore del capo una striscia di cuoio capelluto non alta ma piuttosto lunga, da un orecchio all’altro. I margini della ferita chirurgica vengono suturato: resterà una cicatrice sottilissima che tra i capelli anche molto corti risulterà invisibile. La striscia invece viene minuziosamente sezionata in tanti piccolissimi frammenti, contenenti ciascuno uno o due al massimo tre capelli con la loro radice. Tali «frammenti» sono chiamati unità follicolari. I capelli a questo punto vengono reinseriti con una tecnica microchirurgica nelle zone calve. «In una seduta, che dura circa 3-4 ore, mediamente si trapiantono 3000-5000 capelli. Ma possono essere di meno se la zona donatrice è povera; mentre al contrario in certi casi si arriva anche a 5000. Anche se in ogni seduta si trapiantono tutti i capelli possibili, è opportuna nella maggior parte dei casi ripetere l’intervento più volte per ottenere il risultato ottimale», dice Rosati. Basta il 30% dei capelli originali per dare un effetto di «copertura» esteticamente soddisfacente. Dopo l’intervento si hanno delle crosticine in testa che poi cadono nel giro di 10-20 giorni; dopo, la cute appare solo un pò più arrossata del solito. Per un po’ si appare ancora calvi, ma in capo a tre mesi i bulbi trapiantati riprendono a funzionare e spuntano i capelli: da quel momento cominciano a crescere di un centimetro e mezzo al mese. Possono essere tagliati e accorciati, e non cadranno mai più, perché, provenendo dalla parte posteriore del capo, sono immuni al meccanismo ormonale che ha fatto cadere gli altri.

 

Occhi: ringiovanirli eliminando borse e gonfiori

Per quanto tempo non farsi vedere: 48-72 ore, poi occhiali scuri per 10 giorni.
A quale età: dopo i 45-50.

La palpebra superiore troppo abbondante, che riduce gli occhi a fessure, esattaemente come quella inferiore gonfia e sporgente, danno al viso un aspetto non certo giovanile. Ed è uno dei difetti che gli uomini detestano di più: infatti è l’intervento estetico che oggi richiedono più spesso . Per ridurre la palpebra superiore viene fatta un’incisione tra le sue pieghe: attraverso di essa il chirurgo asporta una strisciolina di pelle eccedente, toglie un sottile lembo di muscolo orbitale e sutura con punti piccolissimi, facendo in modo che la cicatrice resti all’interno dell’orbita, quindi invisibile. Per la palpebra inferiore, l’incisione viene solitamente praticata sotto al margine delle ciglia. Il chirurgo asporta cute e muscolo in eccesso, oltre naturalmente alla masserella di grasso che forma la «borsa». Al termine, una sutura sottilissima. Il tutto, effettuato in anestesia locale con sedazione (e sempre con l’anestesista presente), dura circa un’ora. Non ci sono medicazioni nè bendaggi e l’ematoma si riassorbe in una settimana. Si può riprendere una vita normale anche dal giorno successivo a patto di evitare occasioni sociali o incontri di lavoro, perchè occorre indossare un paio di occhiali scuri per circa una settimana, per nascondere lividi e gonfiore. Data l’importanza degli occhi, l’effetto ringiovanente è di solito davvero notevole.

Viso: eliminare il doppio mento

Per quanto tempo non farsi vedere: due settimane (la prima con un bendaggio).
A quale età: dopo i 40.

Di solito il doppio mento mento si cancella con una semplice lipoaspirazione. Ma a condizione che il rilasciamento non sia eccessivo. L’intervento, in anestesia locale con sedazione, dura una mezz’ora. Dopo occorre indossare una specie di passamontagna che fascia la mandivola per una settimana e sopportare l’ematoma e un pò di bruciore. «Quando occorre si può completare l’effetto estetico inserendo una piccola protesi di silicone rigido nel mento, per dargli una forma più decisa», dice Rosati. «In questo caso, oltre alla cannula occorre anche il bisturi, ma comunque è un’incisione molto piccola». Nei casi in cui la pelle sia troppo abbondante e rilasciata, si può sempre ricorrere al minilifting della parte inferiore del volto, ma in questo caso si tratta di un intervento più complesso, in anestesia generale, che costringe a due settimane di convalescenza. E’un altro film.

Naso: gli anni fanno cadere la punta, ma si può rialzarla

Per quanto tempo non farsi vedere: 10-15 giorni.
A quale età: dopo i 50-55.

Se uno ha un naso brutto, di oggi di solito se lo fa correggere presto, prima dei trent’anni. Ma col passare del tempo, anche ai nasi più regolari può capitare che la punta «cada», conferendo un profilo a becco, che invecchia. Esiste un rimedio per questo problema: un piccolo intervento in anestesia locale della durata di 20-30 minuti: una specie di rinoplastica minore.
«Agendo dall’interno delle narici», spiega Rosati, «ci si limita a riposizionare le cartilagini della punta del naso mediante piccole resezioni. E’ una tecnica leggera, che interessa solo la parte esterna del naso; al termine bisogna solo tenere dei cerottini per 7-10 giorni. I tamponcini dentro le narici, delle dimensioni del filtro di una sigaretta, si possono spesso evitare».

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